La Costituzione con l'art.5 riconosce e promuove le autonomie locali, mentre all'art.114 elenca quali sono gli enti pubblici territoriali:comune,provincia,città metropolitane e regione. Quindi la provincia cui viene affidata la funzione di ente intermedio tra comune e regione è riconosciuta dalla Costituzione, è dunque un ente costituzionale.
Per molti anni esponenti e partiti politici, sopratutto quelli in cerca di consenso, cavalcando l'onda dell'antipolitica hanno promesso l'abolizione delle province.
La questione delle provincie è alquanto delicata, stiamo parlando infatti di un ente che esiste nell'ordinamento italiano dall'Unità d'Italia, e quindi una eventuale riforma o abolizione richiederebbe un confronto e una discussione dentro e fuori dal Parlamento sui contenuti!
Oggi l'ente provincia in alcuni casi è diventato un centro di potere e di clientelismo, un luogo in cui il potere viene gestito per distribuire denaro pubblico ad amici, associazioni varie, società sportive e altri patrocini che vengono concessi solo per tenere a bada l'elettorato. Ma per discutere e confrontarsi su determinati temi occorre citare dati e cifre, gli slogan non servono. Vediamo quindi cosa fanno le province e come spendono il denaro pubblico.
Oggi le province sono 107, dal 1948 ad oggi sono nate ben 37 nuove province, spendono 10 miliardi di euro l'anno ed hanno 61 mila dipendenti per un costo di 2,3 miliardi l'anno(38.400 euro in media a dipendente). I costi istituzionali sono di 113 milioni che vengono distribuiti tra i 107 presidenti, gli 840 assessori e i 4.041 consiglieri eletti. Accanto a questa voce di spesa se ne aggiungo altre fondamentali per il funzionamento dei servizi(qualora le province fossero abolite le competenze così come i trasferimenti dovrebbero essere trasferiti ad altri enti o al nuovo ente che sostituirà la provincia). I servizi con i relativi costi forniti dalle province sono i seguenti:
- Edilizia scolastica, funzionamento delle scuole e formazione professionale 1 miliardo e 911 milioni di euro;
- Mobilità e trasporti 1 miliardo e 274 milioni di euro;
- Gestione del territorio, urbanistica e viabilità 1 miliardo e 744 milioni di euro;
- Tutela ambientale 989 milioni di euro;
- Sviluppo economico e servizi per il mercato del lavoro 953 milioni di euro;
- Promozione della cultura 194 milioni di euro;
- Promozione del turismo e dello sport 188 milioni di euro;
- Servizi sociali 233 milioni di euro;
- Spese generali 193 milioni di euro;
Negli anni della crisi economica e delle manovre restrittive i tagli alle province sono stati di 2,1 miliardi di euro. La spesa pubblica italiana è di 815 miliardi di euro l'anno, le province costano solo 10 miliardi, l'1,26% delle spesa pubblica contro i 66 miliardi dei comuni, l'8,19%, i 163 miliardi delle regioni, il 20,40% e i 562 miliardi dell'amministrazione centrale, il 70,14%. A dieci anni dalla riforma del titolo V lo Stato ha aumentato le spese per 100 miliardi di euro e le Regioni per 40 miliardi di euro.
Le province non devono essere abolite, ma devono avere più competenze e più responsabilità. Sono un governo del territorio importante sopratutto per i micro e i piccoli comuni, sono l'ente cerniera tra il comune e la regione, ente importante ai fini del coordinamento e dello sviluppo del territorio. Oggi le province sono elette ogni 5 anni dai cittadini, quindi sono sotto il controllo della sovranità popolare, qualora venissero abolite queste andranno sotto il controllo politico di segreterie e potentati locali, in Sicilia dopo l'abolizione delle 9 province(abolite dal consiglio regionale siciliano in quanto regione a Statuto Speciale) sono stati creati 16 comprensori, comprensori che stentano a decollare. In Germania con la riforma del 2005 il governo ha affidato alle province tedesche nuove funzioni e nuove responsabilità snellendo le Regioni. Nella Ue ben 23 stati su 25 hanno le province.
La strada intrapresa dal ministro Del Rio, dal Presidente Letta e da tutto il governo è sbagliata, si tratta di una scelta che comprova l'impotenza della politica, le province sono diventate il paravento di una classe politica sempre più statica e conservatrice. L'Italia ha bisogno di forti riforme istituzionali, il superamento del bicameralismo perfetto e la razionalizzazione del numero dei parlamentari in primis, senza dimenticare l'istituzione del Senato delle Autonomi,e la fusione dei comuni sotto i 5 mila abitanti e la riduzione degli enti inutili che costano allo Stato ben 7,4 miliardi l'anno; per dare ai cittadini uno Stato più vicino ed efficiente e non più lontano e inefficiente.
Oreste Sabatino
Vicesegretario Gd Crotone
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