venerdì 13 luglio 2012

Anche l’operaio vuole il figlio dottore.


Siamo il Paese della zona Ue che presta servizi di diritto allo studio al 7% degli iscritti alle università,contro il 18% della Spagna,il 25% della Francia ed il 30% della Germania e abbiamo i costi universitari tra i più alti in Europa.
Una quota di diplomati che si iscrive all’università inferiore a quella degli altri Paesi europei e ciò riguarda soprattutto i figli di quel famoso ceto medio stremato dalla crisi, che non riesce a sopportare i costi dell’istruzione,sempre in aumento.Ed il governo Monti cosa fa, nel decreto della spending review,una manovra camuffata da un nome che vuol dire tutt’altro, modifica profondamente la norma che finora aveva regolato i limiti della contribuzione studentesca fissato ad oggi al 20% del fondo per le Università, facendo il calcolo non più sull’intera platea degli studenti ma solo su quelli in corso. Ciò potrebbe far lievitare la contribuzione media da 1200 euro a 2400.A ciò si aggiungono i 10 milioni stanziati alle Università non statali(Bocconi,Cattolica,Luiss,Jean Monnet di Bari,l’E-Campus della Polidori), che vanno ad accrescere quei 67 milioni stanziati da Profumo con la legge di stabilità del 2012.
I Gd in vista dell’assemblea nazionale Pd di domani, hanno presentato un’Odg dove chiedono esplicitamente ai gruppi parlamentari Pd di ritirare il testo.
Ci risiamo, dopo i tagli lacrimi e sangue dell’era Tremonti – Gelmini, ora il Governo dei tecnici o professori che dir si voglia, impoverisce sempre di più la scuola pubblica ingrossando le file delle scuole non statali. Invece di investire in ricerca,innovazione e formazione per proiettare l’Europa verso la costruzione della società della conoscenza e delle relative competenze, Monti,Profumo & co. attraverso le loro “manovre” fanno riemergere quella lotta di classe tra i figli di papà e i figli di nessuno.
Monti,il classico Robin Hood al contrario, toglie ai poveri per dare ai ricchi e si dimostra sempre più forte con i deboli e più debole con i forti.

Oreste Sabatino
Vicesgretario Gd Crotone

martedì 10 luglio 2012

Il Pd deve cambiare.

In queste ore stiamo assistendo veramente ad uno spettacolo politico imbarazzante che questo governo, con il sostegno del partito democratico ,del Pdl e Udc, sta regalando a tutti i cittadini italiani e soprattutto ai crotonesi.

Il partito democratico ,ovviamente senza sentire il parere dei suoi aderenti,in parlamento sta sostenendo questa maggioranza che ha messo in ginocchio le famiglie italiane con l’aumento delle tasse,tolto ogni possibile tutela nei confronti dei lavoratori e che è schiava di una comunità europea sempre piu’ autorevole e meno solidale.

E’ evidente che il governo Monti ,come già aveva fatto il governo Berlusconi,ha deciso di adottare una politica di rigore che,in nome del risanamento dei conti,taglia la spesa pubblica distruggendo speranze ed aspettative che da anni la provincia di Crotone attende.

Dopo averci ”democraticamente” tolto l’efficienza della scuola ,i fondi F.A.S. che sono fondamentali per il rilancio delle regioni più sottosviluppate,tagliato i treni e distrutto la sanità ,oggi vediamo toglierci la provincia di Crotone che annienterebbe definitivamente le nostre speranze di rilancio.

Il territorio crotonese non può più aspettare,più giorni passano e più ci rendiamo conto che Crotone è abbandonata da governi e amministrazioni locali sempre più incompetenti ,più giorni passano e più ci rendiamo conto che non c’è neanche la minima volontà di voler aiutare questo territorio.

La base del partito democratico,unico e vero motore del partito,è evidente che non sta apprezzando l’operato in parlamento del proprio partito che rischia veramente di trovarsi giustamente senza quel consenso che fino a qualche mese fa godeva.

Il Partito deve avere il coraggio di esprimere tutta la sua contrarietà alla linea politica intrapresa a livello nazionale,dobbiamo far capire ai dirigenti e parlamentari che il partito non è solo a Roma e che esistono tesserati che attualmente non condividono la strada intrapresa in parlamento.

Il mio augurio che noi giovani,noi militanti incominciamo a far sentire la voce del dissenso contro una politica sbagliata e controproducente,siamo noi,futuro di questo territorio,che dobbiamo impegnarci ed cercare di ribellarci ad ogni ingiustizia che possa ledere il futuro di questa provincia .

Massimiliano Lidonnici 
  Presidente Provinciale Giovani Democratici Kr

Mozione sfiducia Fornero, il PD dovrebbe votarla

Questa la proposta dei Giovani Democratici crotonesi Lidonnici e Sipoli

“Crediamo che in questi giorni, leggendo gli organi di stampa e d’informazione nazionali, lo sgomento dei cittadini italiani sia forte. Non è la preoccupazione per la lacerante crisi economica, lo spread o la spending review che, con la soppressione di alcune Province, rischia di cancellare in un colpo solo la rappresentanza democratica dei territori. Oggi – dichiarano i Giovani Democratici crotonesi Lidonnici e Sipoli - è messo in discussione quello che è il diritto al lavoro. Dopo avere ascoltato il Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Mario Monti, dichiarare: “che monotonia il posto fisso…” ora è arrivato il turno di ascoltare le parole inquietanti del Ministro del Lavoro, Elsa Fornero, la quale in un’intervista ad quotidiano statunitense ha dichiarato: “il lavoro non è un diritto. L’attitudine della gente deve cambiare, il lavoro va guadagnato, anche con il sacrificio, non è un diritto”. Crediamo che quest’affermazione rappresenti l’ennesimo attacco sistematico consumato dal Governo ai danni della Carta costituzionale che all’art. 1 individua il lavoro come valore fondante della nostra nazione. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Oggi, Italia, democrazia e lavoro sono messi arbitrariamente in discussione. Pensiamo che lo sdegno della classe dirigente di un partito, soprattutto un partito che si definisce di sinistra e che ha fatto del diritto e della difesa del lavoro il suo nucleo essenziale di esistenza, debba essere manifestato con vigore.
Quando la classe dirigente di un partito non si esprime su un’affermazione grave di un Ministro della Repubblica è compito dei giovani, avanguardia e pungolo di un partito, richiamare l’attenzione sui temi importanti. È compito primario di un gruppo giovanile, espressione di un partito politico, rappresentare il malessere della base ai propri dirigenti rispetto a certe scelte -non condivise- ovvero rispetto a scelte che vanno e devono essere fatte, pena: snaturare l’appartenenza e lo spirito profondo di radicamento al proprio partito. Quella del Ministro non sembra affatto una gaff ma rappresenta l’ennesima prova di come questo Governo ha inteso interpretare il malessere sociale che pervade l’Italia. Siamo di fronte, dopo il caso pensioni ed esodati, all'ennesimo pasticcio targato Fornero. Questo Governo – concludono Lidonnici e Sipoli - ha bisogno di una decisa sterzata a sinistra e l’invito che i Gd vogliono fare è quello di invitare i propri rappresentanti parlamentari e il Pd tutto a votare, il 4 luglio, la mozione di sfiducia individuale contro il Ministro depositata nei giorni scorsi”.

Giovani Democratici indignati!

Ci risiamo! Dopo aver colpito i pensionati, i lavoratori, le piccole imprese artigiane, ora è, nuovamente, il turno delle Province (più piccole naturalmente). Il Decreto della spending review che il Governo presenterà a giorni prevede il taglio di 30/40 Province. L'ennesima prova di questo Governo che, in nome dell’equità, si mostra forte con i deboli e deboli con i forti. Invece di tagliare pensioni d'oro, stipendi dei manager,consulenze, enti inutili - luoghi di collocamento per amici -, il Governo ripropone il taglio delle Province più piccole e politicamente più “deboli” – vedi caso Crotone –. Qualcuno ci definirebbe difensori degli sprechi e delle spesa pubblica improduttiva, ma in realtà non è così. L’Ente Provincia, soprattutto nell'ultimo decennio, ha visto crescere significativamente le proprie competenze. Il progressivo affermarsi del principio di sussidiarietà ha, infatti, valorizzato quelle istituzioni più vicine al cittadino, non solo per l’erogazione diretta di servizi, ma anche per la definizione delle politiche strategiche finalizzate allo sviluppo del territorio locale, della sua comunità e del benessere collettivo. Ciò trova corrispondenza non solo nell'ampliamento dei compiti amministrativi di tipo gestionale, ma anche nell'attribuzione di importanti funzioni di programmazione e coordinamento che la Provincia svolge nei confronti dei Comuni del suo territorio. Con l’attuazione del regionalismo e soprattutto con le riforme che si sono susseguite dopo quella fase, le Province, hanno vissuto una nuova centralità che ha contribuito ad allargare di numero e di qualità le funzioni che esercitava. Si è assistito ad un mutamento sostanziale delle funzioni provinciali che ha condotto a considerare la Provincia non più come Ente di decentramento burocratico statale, nel cui ambito erano dislocati gli apparati amministrativi dello Stato centrale, ma come soggetto deputato al governo del territorio. Tuttavia, oggi viene nuovamente riproposta la soppressione delle Province secondo un rigido parametro demografico che rischia di penalizzare i territori più con un tessuto produttivo - economico più debole e dove, per la complessità del territorio, la presenza istituzionale dello Stato (per il tramite dei sui uffici periferici) si palesa quantomeno indispensabile. Volendo schematizzare le ragioni che stanno alla base dell’abolizione delle Province si può dire che esse siano due. Da una parte, si sostiene che esse siano Enti dannosi per i costi necessari al mantenimento della struttura; dall'altro i costi indiretti provocati da una pluralità di passaggi burocratici. La questione della soppressione delle Province non può essere affrontata solamente in termini di costi. Se il problema è un problema di costi e di razionalizzazione delle funzioni, non occorre certamente un intervento del legislatore costituzionale che abolisca le Province, ma è necessario che una legge ordinaria faccia chiarezza sulla distribuzione dei compiti e sulla definizione dei ruoli, eliminando le sovrapposizioni che creano dannose inefficienze. Il problema non è tanto la soppressione quanto la valorizzazione della Provincia. Oggi va ribadito non solo il legame storico che lega il Capoluogo della Provincia con il territorio circostante, ma anche il fatto che, nel nuovo sistema istituzionale ed amministrativo previsto dalla Costituzione, la Provincia rappresenta l’istituzione territoriale indispensabile per gestire le funzioni di area vasta, spesso accentrate a livello regionale o talora nell'amministrazione periferica dello Stato. Attualmente alcuni fenomeni regolativi ed organizzativi richiedono interventi di governo di livello sovra comunale, come nel caso della gestione integrata dei rifiuti, della tutela ambientale e del paesaggio, delle infrastrutture viarie e dell’edilizia scolastica.
In un territorio, come ad esempio quello del crotonese, caratterizzato da aree marginali e periferiche, c’è bisogno di un livello istituzionale come la Provincia la quale non può essere sostituita né dalla miriade di Comuni, piccoli o piccolissimi, né dalle Regione o accorpandola alla Provincia di Catanzaro, pena: il ritorno ad un nuovo e già vissuto centralismo.

Giovanni Ettore Sipoli
Membro Direzione Regionale Gd

Oreste Sabatino
Vicesegretario Gd Crotone