venerdì 15 novembre 2013

Appello ai candidati a segretario: la nuova assemblea voti l'ingresso del Pd nel Pse


Mentre in Europa i socialisti ufficializzano e lanciano la candidatura di Martin Schulz alla presidenza della Commissione Europea, in Italia il Pd discute per l'ennesima volta della sua collocazione europea e del rapporto col PSE.

Una discussione che entra nel vivo subito dopo le dichiarazioni di Epifani il quale durante un'iniziativa di partito ha detto che il prossimo congresso del PSE si svolgerà a Roma la prossima primavera. Immediate le repliche di Fioroni e Castagnetti che tra tweet, interviste e articoli esprimono il loro dissenso e la loro contrarietà all'ingresso del Pd nel PSE; a questi si è aggiunto il quotidiano Europa che mercoledì ha dedicato un'intera di giornale sulla crisi dei socialisti in Europa.

A Fioroni e a Castagnetti e a tutti gli altri dirigenti che sono contro l'ingresso del Pd nel PSE perché non vogliono morire socialisti, vorrei ricordare che il PSE, nel 7º congresso tenuto a Oporto, ha modificato il proprio statuto definendosi come forza politica aperta a tutti i partiti europei "di ispirazione socialista, progressista e democratica", prospettando la possibilità di un allargamento a partiti e movimenti progressisti che non provengono necessariamente dallo storico campo del socialismo europeo.
Inoltre come è stato ricordato più volte da Gianni Pittella, nel PSE militano persone provenienti da culture diverse, citando tra questi Martin Schulz socialdemocratico e Jacques Delors cattolico democratico. Francamente stento a capire queste prese di posizioni inutili.

Al quotidiano Europa invece, vorrei ricordare che la sinistra è in crisi perché negli ultimi anni è stata subalterna al pensiero neoliberista e i risultati sono sotto i nostri occhi, malgrado la crisi economica e il fallimento delle destre, la sinistra in Europa arranca. Per ritornare a vincere la sinistra deve ritornare ad essere se stessa, deve ripartire dalla crisi e riscoprire la bellezza e il significato delle sue parole: Stato, uguaglianza, lavoro, diritti, saperi tanto per citarne alcune. Il Pd deve entrare nel PSE per aiutare i socialisti a cambiare la politica macroeconomica europea, se non partiamo da lì mai usciremo da questa crisi.

L'ingresso del Pd nel PSE è una battaglia che insieme ad altri Giovani Democratici e dirigenti del Pd porto avanti da anni, sulla questione ho scritto e dibattuto in varie occasioni.                                 

Con questo articolo quindi, non voglio esprimere un mio pensiero, ma lanciare un appello a tutti i candidati alla segretaria nazionale, ai quali dico: visto che siete d'accordo tutti(almeno a parole) sull'entrata del Pd nel PSE, il giorno della prima assemblea nazionale, indipendentemente da chi vincerà il congresso tutti e quatto, presentate un ordine del giorno che abbia come oggetto l'entrata del Pd al PSE in modo da sciogliere uno dei nodi che questo partito si porta avanti da troppo tempo e dare piena legittimità a questo ingresso.

Oreste Sabatino                                                                                                                 Vicesegretario Gd Crotone

sabato 26 ottobre 2013

I Gd Crotone esprimono soddisfazione per l'elezione di Roberto Spanò e Marco Loria alla CPS.

I Giovani Democratici di Crotone esprimono profonda soddisfazione per l'elezione alla Consulta provinciale degli studenti di due giovani Compagni, Roberto Spanò e Marco Loria.
Un grande passo avanti per la sinistra crotonese che ha bisogno di rinnovarsi, proporre idee fresche e dimenticare gli arrivismi e gli errori del passato.
Un immenso ringraziamento va a tutti gli studenti che hanno creduto, onorandoli con il proprio voto, in questi due ragazzi che hanno fatto della lotta al razzismo ed all'omofobia, dell'uguaglianza di diritti per gli studenti senza distinzione di condizione economica e sociale, della speranza in una istruzione adeguata, i propri punti di forza.
Certi che sapranno renderci fieri del loro operato, non possiamo che ricordargli che solo con il lavoro e l'umiltà si diventa grandi uomini.

Cordiali saluti

Segreteria Giovani Democratici Crotone

giovedì 10 ottobre 2013

Nel PSE per dare un calcio all'austerity!

Il congresso si avvicina e in casa dem si ritorna a discutere di collocazione internazionale. Ad oggi il Pd e Scelta Civica sono gli unici partiti italiani che non hanno una collocazione internazionale, per meglio dire europea. Scelta Civica divisa al suo interno tra i montiani che vorrebbero aderire al PPE e i montezemoliani che ai popolari preferirebbero i lib - dem  dell'ALDE; il Pd aderisce al gruppo S&D del Parlamento Europeo ma non al PSE, casa comune di tutti i partiti socialisti, socialdemocratici, laburisti e progressisti europei. Così a poche settimane dal congresso e a pochi mesi dalle elezioni europee il Pd si ritrova così come nel 2009 senza "casa".

Nei giorni scorsi il PSE ha dato via al processo di selezione per la candidatura unica che sarà proposta per le elezioni europee di maggio. La selezione sceglierà il candidato ufficiale del PSE alla presidenza della Commissione Europea.                
Il Pd appoggerà il candidato Schulz, Presidente del Parlamento Europeo, già capogruppo del PSE nella passata legislatura, ma quella del Pd è una mera indicazione, infatti alla selezione parteciperanno solo i partiti che fanno parte del PSE. Un'occasione di confronto e dialogo sprecata.

Sempre nei giorni scorsi l'ex vice Sindaco di Firenze, Dario Nardella, per l'ennesimo volta ha detto che l'ala renziana è favorevole all'ingresso del Pd nel PSE riconoscendo lo scontro che c'è in Europa tra le due grandi famigli politiche, popolari e socialisti. Ma da questa posizione si è dissociato un altro renziano, Antonio Funiciello, responsabile comunicazione Pd, che dalle colonne dell'Unità ha affermato che "se il Pd aderisce al Pse fa un regalo ai neo - centristi".

Il Pd, nel pieno della crisi che sta travolgendo l'Europa invece di discutere con i socialisti europei come ribaltare le politiche di austerità imposte dall'Europa, invece di elaborare una piattaforma per uscire dalla crisi che i mercati hanno generato e che stanno facendo pagare agli Stati e alla gente comune, cosa fa, discute di vecchi stereotipi: vecchia Dc, neo - centrismi, Pds, Ds.

Come Giovani Democratici durante l'ultimo congresso(2012) abbiamo presentato un emendamento nel quale chiedevamo al Pd di entrare come aderente nel PSE, ad oggi questa richiesta è rimasta nei cassetti di Sant'Andrea delle Fratte.

Personalmente credo che il Pd debba entrare nel PSE, perché in Europa si gioca la nostra battaglia, il nostro futuro; la nostra casa è il socialismo europeo, la nostra stella polare è l'Europa, non quella dei tecnocrati e dell'austerity, ma quella sociale, democratica e dei popoli. Entrare nel Pse per europeizzare il sistema politico italiano, come pensiamo di sfidare la Merkel e la tecnocrazia di Francoforte e Bruxelles se non stiamo dentro un partito europeo che da sempre si è schierato contro le politiche di austerità imposte da quest'ultimi.

Il congresso si avvicina e la questione non è più prorogabile, il Pd dopo la fase congressuale, nella prima assemblea nazionale dovrà votare l'adesione al PSE in modo da poter discutere con gli altri partiti europei in vista delle elezioni l'uscita dalla crisi, per dare finalmente un calcio all'austerity.

Oreste Sabatino                                        
Vicesegretario Gd Crotone

mercoledì 2 ottobre 2013

EVITATO IL DISSESTO FINANZIARIO, SI INTENSIFICHI L'ATTIVITA' AMMINISTRATIVA

E' di pochi giorni fa la notizia dell'accordo transattivo tra il Comune di Crotone, in persona del Sindaco, e la famiglia degli eredi Ciliberto che priverà il già esiguo bilancio comunale della ragguardevole somma di 11,5 milioni di €.
Non può di certo tacersi l'importanza della transazione che di certo consentirà un risparmio per l'erario, nella concezione campanilista del termine, di oltre il doppio della cifra accordata.
Di certo non si può colpevolizzare gli amministratori delle giunte più datate, ci riferiamo agli anni 70-80, che con le procedure di esproprio hanno garantito una abitazione di proprietà alla stragrande maggioranza dei cittadini crotonesi, in particolare alle classi meno agiate.
Ma se l'Affaire Ciliberto ci ha tenuto con il fiato sospeso fino ad oggi, consapevoli dell'importanza del risultato, un resoconto è lecito domandarlo ai nostri Compagni.
Liberi dalle catene dell'eventuale dissesto finanziario, senza falsi moralismi, è giunto finalmente il momento di capitalizzare il lavoro di tanti anni di amministrazione comunale e pianificare il lavoro dei prossimi tre anni, puntualizzando gli obiettivi strategici che il Partito Democratico, e la maggioranza in seno al Consiglio Comunale, vuole e può conseguire per lo sviluppo della Città di Crotone.
Due fondamentali opere di urbanizzazione aspettano che i rispettivi contratti d'appalto vengano finalizzati, con la relativa aspettativa che chi ha sbagliato dia il conto del proprio operato.
Opere già realizzate, ma mai decollate, attendono in stato di abbandono la possibilità di divenire l'agorà della polis.
Bene la programmazione di pulizia straordinaria delle aree verdi, se seguita da manutenzione se non quotidiana quantomeno costante, una maggiore razionalizzazione sicuramente richiede il capitolo di spesa in materia di spettacolo, troppo spesso populista, raramente popolare.
Un capitolo a parte merita la gestione delle società in house, o più generalmente le partecipate dall'Ente: la pulizia non è un diritto, ma un dovere. Zone centrali della città non consentono gli standard essenziali di salubrità richiesti, non dalla maggioranza, dalla totalità dei cittadini.
Comprenderete che saremo sempre al vostro fianco non con vigliacco qualunquismo, ma con critica costruttiva, pertanto vi chiediamo di organizzare con grande zelo il nostro futuro.
Giovani Democratici Crotone

martedì 27 agosto 2013

Province:l'impotenza della politica

Uno dei temi più discussi della politica italiana negli ultimi anni è stato l'abolizione delle province. Moltissime sono state le discussioni, le pagine di giornale dedicate a questo tema che forse meriterebbe un po' più di attenzione e analisi.
La Costituzione con l'art.5 riconosce e promuove le autonomie locali, mentre all'art.114 elenca quali sono gli enti pubblici territoriali:comune,provincia,città metropolitane e regione. Quindi la provincia cui viene affidata la funzione di ente intermedio tra comune e regione è riconosciuta dalla Costituzione, è dunque un ente costituzionale.
Per molti anni esponenti e partiti politici, sopratutto quelli in cerca di consenso, cavalcando l'onda dell'antipolitica hanno promesso l'abolizione delle province.
La questione delle provincie è alquanto delicata, stiamo parlando infatti di un ente che esiste nell'ordinamento italiano dall'Unità d'Italia, e quindi una eventuale riforma o abolizione richiederebbe un confronto e una discussione dentro e fuori dal Parlamento sui contenuti!
Oggi l'ente provincia in alcuni casi è diventato un centro di potere e di clientelismo, un luogo in cui il potere viene gestito per distribuire denaro pubblico ad amici, associazioni varie, società sportive e altri patrocini che vengono concessi solo per tenere a bada l'elettorato. Ma per discutere e confrontarsi su determinati temi occorre citare dati e cifre, gli slogan non servono. Vediamo quindi cosa fanno le province e come spendono il denaro pubblico.
Oggi le province sono 107, dal 1948 ad oggi sono nate ben 37 nuove province, spendono 10 miliardi di euro l'anno ed hanno 61 mila dipendenti per un costo di 2,3 miliardi l'anno(38.400 euro in media a dipendente). I costi istituzionali sono di 113 milioni che vengono distribuiti tra i 107 presidenti, gli 840 assessori e i 4.041 consiglieri eletti. Accanto a questa voce di spesa se ne aggiungo altre fondamentali per il funzionamento dei servizi(qualora le province fossero abolite le competenze così come i trasferimenti dovrebbero essere trasferiti ad altri enti o al nuovo ente che sostituirà la provincia). I servizi con i relativi costi forniti dalle province sono i seguenti:
- Edilizia scolastica, funzionamento delle scuole e formazione professionale 1 miliardo e 911 milioni di euro;
- Mobilità e trasporti 1 miliardo e 274 milioni di euro;
- Gestione del territorio, urbanistica e viabilità 1 miliardo e 744 milioni di euro;
- Tutela ambientale 989 milioni di euro;
- Sviluppo economico e servizi per il mercato del lavoro 953 milioni di euro;
- Promozione della cultura 194 milioni di euro;
- Promozione del turismo e dello sport 188 milioni di euro;
- Servizi sociali 233 milioni di euro;
- Spese generali 193 milioni di euro;
Negli anni della crisi economica e delle manovre restrittive i tagli alle province sono stati di 2,1 miliardi di euro. La spesa pubblica italiana è di 815 miliardi di euro l'anno, le province costano solo 10 miliardi, l'1,26% delle spesa pubblica contro i 66 miliardi dei comuni, l'8,19%, i 163 miliardi delle regioni, il 20,40% e i 562 miliardi dell'amministrazione centrale, il 70,14%. A dieci anni dalla riforma del titolo V lo Stato ha aumentato le spese per 100 miliardi di euro e le Regioni per 40 miliardi di euro.
Le province non devono essere abolite, ma devono avere più competenze e più responsabilità. Sono un governo del territorio importante sopratutto per i micro e i piccoli comuni, sono l'ente cerniera tra il comune e la regione, ente importante ai fini del coordinamento e dello sviluppo del territorio. Oggi le province sono elette ogni 5 anni dai cittadini, quindi sono sotto il controllo della sovranità popolare, qualora venissero abolite queste andranno sotto il controllo politico di segreterie e potentati locali, in Sicilia dopo l'abolizione delle 9 province(abolite dal consiglio regionale siciliano in quanto regione a Statuto Speciale) sono stati creati 16 comprensori, comprensori che stentano a decollare. In Germania con la riforma del 2005 il governo ha affidato alle province tedesche nuove funzioni  e nuove responsabilità snellendo le Regioni. Nella Ue ben 23 stati su 25 hanno le province.
La strada intrapresa dal ministro Del Rio, dal Presidente Letta e da tutto il governo è sbagliata, si tratta di una scelta che comprova l'impotenza della politica, le province sono diventate il paravento di una classe politica sempre più statica e conservatrice. L'Italia ha bisogno di forti riforme istituzionali, il superamento del bicameralismo perfetto e la razionalizzazione del numero dei parlamentari in primis, senza dimenticare l'istituzione del Senato delle Autonomi,e la fusione dei comuni sotto i 5 mila abitanti e la riduzione degli enti inutili che costano allo Stato ben 7,4 miliardi l'anno; per dare ai cittadini uno Stato più vicino ed efficiente e non più lontano e inefficiente.

Oreste Sabatino
Vicesegretario Gd Crotone

domenica 25 agosto 2013

Mercatino del Libro Usato Gd - Fds



Federazione degli studenti Crotone è lieta di annunciare l'apertura del 
mercatino del libro usato.Tutti gli studenti crotonesi delle scuole superiori sono invitati presso la Federazione provinciale del Partito Democratico, sita in Crotone alla Via 
Panella n°182, per partecipare alle attività di scambio dei libri di testo venendo incontro alle esigenze economiche delle proprie famiglie.
La cultura è un diritto, incentivarla un dovere.

lunedì 17 giugno 2013

I Gd Crotone bacchettano la Regione sui rifiuti

 
E’ notizia recente che la Toscana è pronta ad accogliere 400 tonnellate di rifiuti al giorno provenienti dalla Calabria, in virtù dello schema di accordo tra le due Regioni, approvato negli scorsi giorni dalla giunta toscana. Sempre secondo il decreto firmato dal governatore Scopelliti si tratta del "tal quale", ovvero di spazzatura non triturata. In questo modo si cerca di ripulire la regione, da sette mesi in emergenza, perché ancor prima della fine del commissariamento, la Calabria era invasa da 25-30 mila tonnellate di spazzatura, per colpa dell'impianto di Pianopoli che ha avuto un rallentamento per lavori in corso e poi di continue proteste tra le varie società che si occupano della raccolta della spazzatura e soprattutto per colpa di discariche ormai sature e di un sistema che è in tilt nonostante sedici anni di commissariamento. L'accordo, secondo quanto appreso, prevede una durata di 60 giorni durante i quali i rifiuti calabresi saranno conferiti negli impianti degli Ato toscani Costa e Sud. Ma a preoccupare non è tanto la solita pezza che si è messa in vista della stagione estiva, quanto l’incapacità manifestata dalla giunta calabrese di saper affrontare il problema a commissariamento terminato. Ma non solo. A ciò dobbiamo aggiungere, con rammarico, l’assenza di un piano provinciale dei rifiuti provinciale (annunciato ma mai realizzato), e lo scarso impegno del Comune di Crotone nell’avviare in maniera definitiva e in tutta la città la raccolta differenziata, mettendo in campo una politica ambientale degna di essere definita tale, a maggior ragione perché prevista dalla normativa europea.
La domanda sorge spontanea: quanto costerà a pantalone l’accordo con la Regione Toscana? Rispondiamo noi: 100 euro a tonnellata, per un totale di due milioni e quattrocentomila euro. Con il rischio, o meglio la certezza, di ritrovarci invasi dall’immondizia tra soli due mesi!
Esortiamo quindi l’amministrazione comunale a praticare, per le proprie competenze e con la collaborazione dei cittadini, la raccolta selezionata dei rifiuti. Perché non vogliamo pensare che forse si stava meglio quando si stava peggio!
Segreteria Cittadina Giovani Democratici Crotone

giovedì 30 maggio 2013

Nota Gd Crotone sulle coppie di fatto.

Desta sconcerto in taluno dei nostri concittadini la notizia della possibile istituzione del registro delle coppie di fatto da parte del Comune di Crotone.

A destare sconcerto dovrebbe essere l'idea che la convivente dell'operaio o quella del militare andato a combattere in Afghanistan, rimasti uccisi sul luogo di lavoro - cantiere o zona di guerra che sia -, possano essere sfrattate dalla casa comune e possano vedersi negata la pensione di reversibilità. Cosa che, peraltro, potrebbe egualmente accadere al convivente della giovane imprenditrice o a quello dell'ambiziosa parlamentare, che pur di solito si muovono in luoghi di lavoro meno rischiosi. Dovrebbe destare sconcerto il fatto che alle une come agli altri, come anche all'anziano compagno di una vita, possa esser negato il diritto di assistere il proprio caro in ospedale, solo perché non si è contratto vincolo matrimoniale. Dovrebbe destare sconcerto il fatto che due ragazzi che convivono e fanno figli senza sposarsi, a Crotone scatenano ancora, da parte di alcuni, mormorii che più che di attaccamento ai valori della Costituzione, della Famiglia e della Religione, sanno di pregiudizio, bigottismo e fanatismo.
Analogamente dovrebbe destare sconcerto il fatto che a Crotone parlare di registro delle coppie di fatto desta ancora scalpore, polemica ed indignazione. Questo mentre già più di cento comuni in Italia hanno istituito il registro delle coppie di fatto. E mentre in molti Paesi in Europa e nel mondo si discute di unioni civili, di adozioni da parte di coppie di fatto e di matrimoni ed adozioni tra persone dello stesso sesso. E mentre in molti altri ancora questi istituti sono già realtà: in Francia patti civili di solidarietà tra coppie eterosessuali ed omosessuali, matrimonio ed adozione da parte di coppie dello stesso sesso; nello Stato di New York, unioni civili e riconoscimento del matrimonio tra coppie eterosessuali ed omosessuali; in Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi, Norvegia, Danimarca, Canada, Washington, unioni civili tra coppie eterosessuali ed omosessuali e matrimonio da parte di coppie dello stesso sesso; nel Regno Unito unioni di fatto ed un disegno di legge, attualmente in discussione, che ha ad oggetto l'estensione alle coppie omosessuali dell'istituto del matrimonio con tutti i suoi effetti; in Austria, Germania, Grecia e Finlandia, unioni civili. E la lista è ancora lunga.
Ancora, analizzando la questione in una prospettiva più ampia e scandagliando più a fondo le probabili paure dei nostri concittadini sconcertati, a destare sconcerto dovrebbero invece essere le notizie delle continue aggressioni omofobe in pieno centro a Roma, quella del sedicenne gay di origini rumene che pochi giorni fa ha tentato il suicidio perché non reggeva più le pressioni del padre e la derisione dei compagni e quella del quindicenne che nel novembre scorso ha invece trovato nel suicidio la via di fuga dalle beffe e dall'irrisione su Facebook da parte dei propri coetanei o ancora quella del ragazzo russo seviziato ed ucciso dagli amici per aver confessato la propria omosessualità. Dovrebbe destare sconcerto il fatto che il dichiararsi omosessuale sia ancora interpretato come una confessione, egualmente a quella che fa un fedele inosservante chiedendo perdono dei propri peccati o un criminale riconoscendo i propri delitti. 
Eppure di fronte a tutte queste evidenze, qualcuno, sconcertato, ma agguerrito, si scaglia con veemenza contro la proposta di istituire il registro delle coppie di fatto, ostentando l'intento di salvaguardare i valori della Costituzione, della Famiglia e della Religione. Forse che tali valori non si attuino anche nella tutela di chi costruisce anni di vita insieme e nella protezione di chi manifesta il proprio modo di essere, di amare e di vivere.
Probabilmente questo aspetto sarà sfuggito ai nostri concittadini sconcertati che invece definiscono il registro delle coppie di fatto come uno strumento inutile perché privo di efficacia giuridica, oltre che non necessario e superfluo a fronte delle vere urgenze della città e dei diritti già riconosciuti alle coppie di fatto dal nostro ordinamento. Salvo poi specificare che sarebbe anche dannoso ed ingiusto perché sottrarrebbe risorse e diritti alle famiglie fondate sul matrimonio le quali, in virtù del loro fondamento giuridico, sarebbero vere famiglie ed in quanto tali, le uniche in cui si manifestino l'impegno e la responsabilità di un individuo verso l'altro e di entrambi verso la società e lo Stato. Il registro sarebbe, in tal senso, anche pericoloso in quanto idoneo ad attenuare il senso di responsabilità e la coesione sociale. Si presterebbe, infine, ad essere strumento utile per gli approfittatori che volessero costituire delle unioni di comodo.
Egualmente sarà sfuggito loro che l'utilità giuridica di un registro anagrafico delle unioni civili è rinvenibile in primo luogo nel fatto che la registrazione della convivenza permetterebbe alle coppie iscritte nel registro di accedere ai diritti ed ai benefici concessi alle famiglie nei provvedimenti emanati da parte del Comune. Inoltre darebbe la possibilità di individuare e provare in concreto il momento iniziale della convivenza, al pari di quanto avviene nel rapporto di coniugio con l'atto matrimoniale. Ciò consentirebbe di provare l'esistenza della famiglia di fatto, permettendo l'applicazione di alcuni diritti – che come sottolineano i nostri concittadini sconcertati – il legislatore e la giurisprudenza hanno già esteso alle coppie conviventi. La registrazione garantirebbe una maggiore certezza giuridica e dunque, se adeguatamente disciplinata ed organizzata, ostacolerebbe, piuttosto che agevolare, l’utilizzo improprio degli strumenti anagrafici.
L'affermazione che il registro sia superfluo perché le coppie di fatto godono già della maggior parte dei diritti riconosciuti alle coppie coniugate, è facilmente confutabile se si pensa che l'iscrizione al registro attribuirebbe alle coppie di fatto gli stessi diritti e benefici riconosciuti dal Comune alle coppie coniugate, ad esempio in materia di iscrizione dei bambini a scuola o negli asili nido o di accesso alle graduatorie per ottenere la casa popolare o altri sussidi o, come detto, di possibilità di assistenza in caso di ricovero ospedaliero. L'estensione di questi diritti a due persone conviventi, peraltro, nulla sottrarrebbe alle coppie coniugate, posto che egualmente tale estensione si avrebbe nel caso i medesimi due individui decidessero di contrarre matrimonio. Le coppie iscritte al registro non sarebbero in alcun modo equiparate a quelle coniugate e prerogativa esclusiva di queste ultime rimarrebbero tra l'altro, importantissimi diritti, quali quelli successori.
Né si può affermare che la volontà di non ricorrere al vincolo matrimoniale sia dettata necessariamente dalla volontà di non assumere impegni. In tal senso, basti pensare all'ipotesi di due giovani che, in attesa di avere i mezzi economici per sposarsi, decidano comunque di condividere totalmente le esperienze quotidiane e di iniziare a costruire un progetto comune; a quella della coppia omosessuale o della coppia di separandi alle quali non è riconosciuto il diritto di contrarre matrimonio; ancora a quella di due anziani rimasti soli che decidano di condividere le difficoltà giornaliere prestandosi reciproca assistenza morale e materiale. Ci sembra che in tutte queste ipotesi, due persone si impegnino l’una verso l’altra al pari di quanto avviene nel rapporto matrimoniale, anzi forse assumendo una responsabilità ancora maggiore di quanto avvenga in un matrimonio, se si tiene conto proprio della mancanza di tutele giuridiche.
A tutte queste persone – oltre che a quelle che più semplicemente hanno liberamente scelto come vivere il proprio rapporto di coppia, ma non per questo devono necessariamente essere penalizzate –, i nostri concittadini sconcertati dovrebbero forse illustrare in modo più persuasivo i motivi per i quali il registro delle coppie di fatto sarebbe inutile, superfluo, non necessario, dannoso, ingiusto e pericoloso.
Non è poi assolutamente vero che a ciascuna di queste persone non sia imposto alcun dovere o che il registro potrebbe essere facilmente utilizzato come strumento di comodo da parte di approfittatori. Innanzitutto perché non basterebbe affermare di essere coppia di fatto per ottenere la registrazione, ma servirebbe anche dare prova dell'effettività e della stabilità del rapporto e del requisito della maggiore età. Inoltre per il fatto che anche nei confronti delle coppie di fatto rimangono ferme alcune regole quali gli obblighi nei confronti dell'eventuale prole, la normativa in materia di maltrattamenti in famiglia, la disciplina in materia di iscrizione nello stesso stato di famiglia (ad esempio la fissazione della residenza nel Comune) e la necessaria mancanza tra gli interessati di legami di coniugio, parentela, affinità, adozione, tutela o appartenenza ad altra forma di Unione Civile, comunque riconosciuta.
A fondamento delle loro ragioni, i nostri concittadini sconcertati, pongono come argomento di chiusura, l'articolo 29 della Costituzione - che, come tutti sappiamo, fu oggetto di un acceso dibattito tra la componente cattolica e quella laica all'interno dell'Assemblea Costituente - il quale prevede che "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio". Al di fuori del matrimonio non esisterebbe, dunque, famiglia.
I nostri concittadini omettono però di citare gli articoli 2 e 3 della nostra Carta Costituzionale, che rispettivamente sanciscono che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale" e che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

La famiglia di fatto, intesa come stabile comunanza di vita e di interessi e reciproca assistenza materiale e morale, è sicuramente un nucleo sociale primario in cui si afferma la personalità di un individuo e come tale va tutelata. Perché famiglia non significa solo vincolo coniugale, ma anche e soprattutto assetto stabile di affetti ed anzi é il legame affettivo, prima che quello giuridico che sta alla base della famiglia quale formazione sociale. Inoltre, la tutela della famiglia di fatto non toglierebbe nulla alla famiglia fondata sul matrimonio perché, come detto, esclusivamente a quest'ultima continuerebbero ad essere riconosciuti alcuni importanti diritti.

D'altra parte, la stessa Corte Costituzionale ha affermato che alla famiglia di fatto, in base all'articolo 2 della Costituzione, va riconosciuta rilevanza e quindi protezione giuridica. Il diverso fondamento costituzionale della famiglia di fatto, rispetto a quello della famiglia fondata sul matrimonio, giustifica un diverso trattamento giuridico che sicuramente non verrebbe meno con apprestando tutela giuridica alle coppie conviventi e tantomeno istituendo un registro delle coppie di fatto nel Comune di Crotone.

Si tenga poi conto che al fondamento delle norme costituzionali, alle spinte della giurisprudenza nazionale e comunitaria che sottolineano la necessità di regolamentare le situazioni di convivenza e delle diverse proposte legislative volte ad introdurre nel nostro ordinamento una disciplina organica delle coppie di fatto, si aggiungono numerose Risoluzioni del Parlamento Europeo orientate in tal senso.

Noi crediamo, inoltre, che l’utilità, anzi la necessità, non solo giuridica, ma anche sociale, di un siffatto strumento, sia rinvenibile al fine di superare situazioni di discriminazione e favorire l’integrazione delle coppie di fatto. Il perseguimento di tale scopo, ci sembra, dovrebbe prescindere ed anzi essere avallato, indipendentemente da qualsiasi appartenenza ideologica o fede religiosa. Se si considera la questione sotto questo profilo, appare inoltre decisamente poco persuasiva, l’argomentazione in base alla quale il registro di fatto sarebbe pericoloso in quanto minerebbe la stabilità ed il senso di responsabilità nei rapporti sociali e conseguentemente la coesione sociale del nostro popolo. Siamo intimamente e fortemente convinti che tali valori si attuino promuovendo strumenti che garantiscano l’uguaglianza di tutti gli individui e incoraggino la solidarietà sociale.

L'esigenza sociale si avverte, il fondamento giuridico esiste, alla buona volontà degli Amministratori locali si accompagna - cosa, ahinoi, rara - una certa ampiezza di vedute: non ci sono ostacoli, se non di carattere ideologico, per negare un gesto di solidarietà oltre che di civiltà. Proviamo, per una volta, a compiere con convinzione un atto di emancipazione. E se qualcuno dovesse scendere in piazza contro l'istituzione del registro delle coppie di fatto, sventolando le bandiere della Costituzione e della Famiglia ed eventualmente quelle dell’adesione ad una fede religiosa, scendiamo in piazza a rivendicarle – semmai per condividerle – chiarendo che questi sono valori che, appartenendo a tutti noi e non solo ai giuristi cattolici, non si difendono con le armi dei crociati, bensì con quelle delle solidarietà civile e dell'uguaglianza giuridica.

 

Giovani Democratici Crotone

sabato 25 maggio 2013

Cambiare lo Statuto, per cambiare il Pd. Riflessioni sul congresso.


Nel 2007 a Firenze, durante l'ultimo congresso dei Ds, Anna Finocchiaro nel suo intervento disse: "noi, non siamo qui perché ce lo impone la storia, noi siamo qui per fare la storia". Era l'ultimo congresso dei Ds, l'atto fondativo del Pd, stava per nascere la casa dei riformisti italiani, che sotto il ramoscello d'Ulivo teneva insieme le due anime che per 60 anni si erano scontrate e confrontate, l'ala cattolica e l'ala comunista. Sono passati quasi 6 anni dalla sua nascita e il Pd al suo primo(vero) banco di prova, le elezioni politiche del 2013, ha mancato l'obiettivo: la vittoria.                                    


Dopo l'incapacità del gruppo dirigente di eleggere un nuovo Capo dello Stato, la rielezione di Napolitano ha aperto la strada al governissimo con il Pdl e Berlusconi. Il partito, la base, i dirigenti locali hanno digerito male il boccone amaro somministratogli dal partito nazionale. Hanno perciò occupato le sedi da Sud a Nord, passando per il Centro, ed hanno dato vita al movimento "OccupyPd". L' assemblea di sabato 11 maggio, ha ratificato le dimissioni di Bersani ed ha eletto segretario fino al congresso l'ex leader della Cgil Guglielmo Epifani, che avrà il compito e l'onere di portare il partito al congresso.

Occorre ripartire, occorre ripartire dal partito, dalla sua forma e dai suoi valori, piangerci addosso non serve, ormai Napolitano è stato rieletto ed il governo col Pdl è stato fatto. Questa situazione così travagliata può rappresentare un'opportunità per tutti per rilanciare un soggetto diverso e superare le contraddizioni del passato, lo dobbiamo all'Italia, ai nostri elettori (delusi), ai nostri tesserati, al popolo delle primarie, ai nostri amministratori, ai nostri dirigenti, ai nostri volontari.

Cambiare lo Statuto per cambiare il Pd:
- (Ri) Costruire non un partito, ma il partito. Un partito di sinistra, laico, plurale, europeista e popolare che difende tutti i giorni la Carta Costituzionale;
- Entrare nel Pse, favorendo così l'europeizzazione del sistema politico italiano. La nostra casa è il socialismo europeo, la nostra stella polare:l'Europa;
- Scorporare Premiership e Leadership, fare le primarie delle idee, fare un congresso sulle idee, con tesi o/e mozioni che dovranno portare ad un confronto tra tutti i candidati su tutto il territorio nazionale, 110 incontri, uno in ogni provincia;
- Disciplina e formazione di partito, la classe dirigente di domani dovrà rispondere al partito e non ai capi corrente, plurali si, anarchici no. La classe dirigente di domani dovrà essere preparata ad affrontare la più grande sfida: quella di governo;
- Rafforzare l'organizzazione giovanile, rilanciandola, da quest'ultima devono(dovranno) uscire i candidati, gli amministratori di domani e non dai salotti tv o dal Grande Fratello;
- Autonomia e territorio, ripartire dal basso, confrontandosi con la base su temi e proposte nazionali e locali, un partito del territorio che fa da spalla ad amministratori impegnati nella gestione della cosa pubblica.

Rilanciare il Pd, per cambiare l'Italia. Il Pd è nato per fare la storia.

Oreste Sabatino
Vicesegretario Gd Crotone

martedì 14 maggio 2013

Ripartono i voli al Sant’Anna. Sarebbe il caso di cogliere al volo altre opportunità.

Risale a pochi anni fa la querelle circa i meriti della riapertura dello scalo crotonese, che taluni soggetti politici locali si attribuiscono come un personalissimo successo istituzionale. Ma dietro il risultato c’è sempre il duro lavoro di chi dedica la propria vita ad un sogno o ad un altro, senza arrendersi mai al fallimento, spesso senza aver adeguatamente riconosciuti i propri meriti.
In queste occasioni occorre fare una scelta: o Crotone riconosce merito ai suoi figli più illustri oppure non le resta che adeguarsi alla mediocrità morale e materiale che ormai da tempo la connota.
Questa è solo una breve introduzione, sulla quale non tergiverseremo oltre: il “ Premio Pitagora”, i Giardini di Pitagora, il Museo di Pitagora, il Liceo Pitagora, Piazza Pitagora… forse sarebbe il caso di avere maggiore fantasia nelle pubbliche intitolazioni, in particolare nel caso in cui queste siano richieste dall’onor di patria e da gran parte della popolazione.
E allora intitoliamo subito a Romeo Fauci questo aeroporto, senza smarrirci in lungaggini burocratiche e politiche perché questa Città ed i suoi abitanti di offese ne hanno già subite troppe.
C’è una via cittadina in cui tanti giovani crotonesi si sono culturalmente e politicamente formati, storicamente il ritrovo dei ragazzi, se non tutti di sinistra, di certo tutti antifascisti, che ha subito l’onta di essere dedicata ad un militante del Fronte della Gioventù, un fascista dichiarato, una povera vittima degli anni di piombo, attorno alla cui memoria tutti ci stringiamo, ma nei cui confronti poteva essere riservato un trattamento più dignitoso e non solo un’offesa a chi è ancora memore della sofferenza e della vigliaccheria del fascismo. Vi è chi, in quella strada che era ed è tutt’ora soprannominata “Las Vegas”, proprio a pochi passi da Piazza della Resistenza, non è più voluto tornare, per vergogna e non per odio. Sarebbe come intitolare la sede del PDL a Karl Marx. Oppure seppellire Enrico Berlinguer a Predappio. O anche, ancora peggio, vedere un Ministro della Giustizia manifestare contro la Magistratura!
Rino Gaetano ha dovuto aspettare oltre 30 anni per vedere riconosciuta la gratitudine, peraltro da sempre indiscussa, dei suoi concittadini. Il Comandante Partigiano Giulio Nicoletta, a cui Crotone ha dato i natali, aspetta invano di essere riconosciuto un eroe calabrese e che la punta di quella spada sulla collina sia pitturata del rosso di quel sangue di cui si è macchiata.
Adesso che gli aerei volano, non tagliateci le ali.

Giovani Democratici Crotone

giovedì 18 aprile 2013

l partito dei giovani e della base



Mai come oggi la base del Partito Democratico e i Giovani Democratici hanno preso una posizione così netta che li ha portati ad occupare non solo le sedi ma anche i giornali, i siti web e i social network. Un partito che all'interno del suo gruppo parlamentare si è diviso su un nome quello di Franco Marini (a cui va la mia stima e il mio personale rispetto) scelto e condiviso con il Pdl e con Berlusconi.
I primi malumori erano emersi nella serata di ieri quando alla riunione dei gruppi si è decretata la frattura con la votazione del candidato proposto da Bersani che ha visto 222 sì, 90 no e 21(o 30) astenuti e con il gruppo di Sel che ha abbandonato la riunione ed ha optato per il candidato del M5S, Stefano Rodotà.
La prima votazione ha sonoramente bocciato il nome di Franco Marini sostenuto oltre che dal Pd, dal Pdl, Sc, Udc, Ln e Fd'I. Dopo il magro risultato, 521 voti il Pd nella seconda votazione opta per la scheda bianca e accantonato Marini già pensa ad altre ipotesi. Mentre a Roma si ragionava sui nomi, i giovani e meno giovani da Padova a Napoli passando per Firenze hanno occupato sedi, circoli, sezioni chiamando a raccolta dirigenti, amministratori, tesserati, simpatizzati per confrontarsi, discutere, ascoltare l'opinione di chi vive il partito 365 giorni l'anno.Da questo movimento spontaneo è emerso un partito radicato e presente che non ama gli inciuci o gli accordi di palazzo, ma un partito che ama ascoltare, discutere e proporre, un partito che dice mai più con chi ha rovinato l'Italia, un partito che vuole guardare avanti e non indietro, un partito fatto di giovani, donne e uomini che credono e sperano in questo progetto, un partito che ha come unico fine l'Italia.
Ora bisogna convergere su un nome che (ri)unisca il partito e la colazione "Italia Bene Comune", un nome che piaccia agli italiani e che parli al Paese, un nome che unisca un Paese lacerato dalla crisi sociale ed economica, un Paese stremato che lotta ogni giorni per dare un futuro ai propri figli e ai propri nipoti. 

Cambiare si può, si deve!

Oreste Sabatino 
Dirigente, tesserato ed elettore

giovedì 11 aprile 2013

Priorità generazionali - SINTESI PROPOSTE ALTA PARTECIPAZIONE, le proposte dei parlamentari Gd

 

 
alta partecipazione
Niente promesse vane o irrealizzabili ma il frutto di un’elaborazione larga e competente che dura da oltre 4 anni. Un esempio di partecipazione diretta e unpatto che consentirà di mantenere un dialogo costante con la rete d’associazioniche rappresenta oltre 150 mila giovani, precari e professionisti durante tuttele fasi di presentazione e approvazione delle norme che li riguardano.
Dal ungo lavoro svolto fatto di ricerche, analisi, incontri ed elaborazione diproposte, che ha avuto l’ultima espressione nella campagna di “AltaPartecipazione” promossa dai Giovani Democratici, dall’Associazione 20 maggio edall’Associazione Lavoro & Welfare Giovani assieme ad oltre 50associazioni. Con “Alta Partecipazione” abbiamo aperto la nostra finestrasull’Italia giusta: un paese in cui è possibile sconfiggere il lavoro precarioe sostenere il lavoro autonomo e professionale. Un paese che puntasull’innovazione sociale e sulla legalità, su un welfare inclusivo esull’utilizzo dei fondi comunitari come opportunità concreta per i cittadini.Un paese in cui le politiche del fisco e quelle di genere non sono un freno masono motori d’emancipazione sociale.
Abbiamoun’idea larga di cambiamento del nostro paese ma di fronte alle difficoltàintrodotte dal risultato elettorale poniamo le nostre priorità e urgenze cheriguardano i giovani, i precari, i professionisti.
1) COMPENSO MINIMO LEGALE
Per superare le attualidifficoltà dei lavoratori parasubordinati e a partita iva individuale, ed anche per i lavoratori subordinato privi di contrattocollettivo, si avrà un compenso minimolegale non inferiore a quello dei lavoratoridipendenti dello stesso settore, e s’impediranno gli abusi allargando le normeper i contratti di collaborazione a tutte le forme di lavoro individuale nonsubordinato.
2) FARE FUNZIONARE LA RIFORMA “FORNERO”
Simodificherà la “Riforma Fornero” introducendo un congruo periodo di transizioneal nuovo regime attraverso accordi tra le parti sociali che porteranno ognisettore a regolare contrattualmente anche le corrette modalità d’utilizzo diogni forma di lavoro impedendo gli abusi, stabilendo compensi minimi per tuttele prestazioni di lavoro, definendo le modalità concrete di godimento deidiritti universali come in caso di malattia, maternità, infortunio.  Si agevolerà il passaggio dai contratti atempo determinato e atipici al lavoro stabile introducendo il Contratto Unicod’Inserimento Formativo riformando gli incentivi all’apprendistato,assorbendo i contratti d’Inserimento e buona parte dei contratti a termine eatipici, dando uno sbocco conveniente alle imprese per 6 anni.
3) AMMORTIZZATORI E TUTELE SOCIALIUNIVERSALI
Le tutele e gli ammortizzatori sociali devonodiventare diritti di cittadinanza dovuti a tutti i lavoratori, a prescindere dalla formadel contratto: a chi si ammala come a chi vuole fare un figlio; a chi subisceun infortunio sul lavoro e a chi vuole formarsi e aggiornarsi.
Si allarga l’indennità didisoccupazione a tutte le tipologie di lavoro (ci sono già le risorsedisponibili e non utilizzate) e si garantisce la tutela sulla maternità, lamalattia, gli infortuni e l’accesso all’aggiornamento professionale a tutti ilavoratori compresi quelli precari e atipici anche agevolando il mutualismosolidale.
4) GIUSTIZIA PREVIDENZIALE
Cibatteremo affinché le partite iva iscritte alla gestione separata Inps abbianofinalmente giustizia, abbassando l’aliquota previdenziale fino al 24% al livello degli altri lavoratori autonomi e siaresa obbligatoria e aumentata la rivalsa sui datori di lavoro fino al 9%.
Nelle Casse deiprofessionisti, inoltre, pensiamo si debba costituire un Fondo Interprofessionale digaranzia per rischi demografici, finanziari, e di tutela sociale. IlFondo, metterà al riparo lo Stato dai possibili dissesti finanziari dellesingole casse e si autofinanzierà con la graduale diminuzione dell'iniquosistema di doppia tassazione. Questo favorirà la sostenibilità delle Casse el’adozione di prestazioni sociali anche per i professionisti in caso di malattia,maternità, infortunio, necessità formative, garanzie per l’accesso al credito,ecc.
5) STATUTO DEL LAVORO AUTONOMO EPROFESSIONALE
Nel Lavoro autonomo individuale diamo un fisco piùgiusto, un sostegno a giovani e alle donne.Innanzi tutto sul piano fiscaleva ampliato, eliminando il limite dei 5 anni, il “Regime fiscale di vantaggio”cheagevola le partite iva individuali e i giovani imprenditori con un “forfait”fiscale sostitutivo di imposte sui redditi e addizionali comunali e regionalidel 5% per i primi 5 anni e del 15% per i successivi.
In secondo luogo proponiamo diapprovare, finalmente anche in Italia, lo Statuto del Lavoro autonomo e professionale,che sosterrà l'imprenditoria giovanile e femminile riducendo laburocrazia, aiutando l'avvio alla professione attraverso forme di finanziamentoe un più facile accesso al credito, finanziando la formazione, la ricerca el'innovazione, proteggendoli dai ritardati pagamenti.
6) DIRITTO ALLO STUDIO
Per intervenire immediatamente sulla diminuzione dilaureati e sull’abbandono dei percorsi universitari, pur avendo in mente unadefinizione più organica del sistema universitario, occorre dare alcunerisposte urgenti alla situazione critica in cui verte il sistema del dirittoallo studio universitario in Italia, prevedendo di destinare l'attualefinanziamento alle università non statali e l'attuale dotazione del fondo peril merito (Legge Gelmini), al finanziamentodel Fondo integrativo per la concessione di borse di studio, in modo taleda garantire una pur parziale reintegrazione ad un fondo che è stato duramentetagliato in questi anni. Occorre, inoltre, diminuirel'importo minimo della tassa regionale per il diritto allo studiocherappresenta il contributo che gli studenti danno al finanziamento delle borsedi studio, andando quindi a diminuire le tasse pagate dagli studenti e dalleloro famiglie.  E’ necessario, infine,favorire una maggiore attenzione delle Regioni, del mondo accademico e dellacollettività alla garanzia di tutti iservizi connessi ai livelli essenziali delle prestazioni e non solo allaborsa di studio.

Autobus per concerto primo maggio 2013.



Partenza prevista il 30 aprile alle ore 23 e 30. Per info:giovanidemocratcicrotone@gmail.com

sabato 2 marzo 2013

Pd,compagni è tempo del mea culpa.

Le elezioni del 2013 hanno visto ulteriormente scendere il consenso del Pd nel Crotonese. Dal 2008 al 2013, in soli cinque anni, il Pd ha perso il 15,9% dei consensi; un dato che merita più di qualche riflessione. Non siamo più la Stalingrado del Sud, ma questo si sapeva; sparita la classe operaia a Crotone, nel giro di un quindicennio, siamo passati dal 48% del solo Pci ad un magro 23,12% del Pd.
In molti comuni, sopratutto quelli con il maggior numero di abitanti, il Pd è stato superato dal Pdl e in alcuni addirittura anche dal M5S. E' un trend negativo che si protrae dal ballottaggio delle elezioni provinciali del 2009 quando il candidato del Pd Schifino fu sconfitto e per la prima volta la provincia di Crotone passò a destra. L'anno successivo le elezioni regionali confermarono la medesima tendenza e si arrivò al commissariamento del partito democratico. Oggi, nonostante il maltrattamento del Sud e della Calabria da parte del governo Berlusconi - Tremonti - Bossi, malgrado la pessima gestione dell'amministrazione provinciale che ha come unico obiettivo il mantenimento delle poltrone e dello status quo, malgrado la pessima gestione del centro destra e di Scopelliti che ha esportato in regione il "modello Peggio", non siamo riusciti a vincere e ad affermarci come partito.
Molti hanno votato con rabbia e rassegnazione M5S che è diventato il primo partito a Crotone e in Calabria, in molti hanno votato M5S anche per lanciare un segnale. Come partito e come coalizione offrivamo all'Italia il miglior programma e siamo stati gli unici a non raccontare favole e promettere l'impossibile (con noi non ci sarebbe stato nessun rimborso Imu e nessun assegno da 1000 euro per tutti i disoccupati), ma evidentemente non siamo riusciti a convincere l’elettorato della bontà delle nostre idee e delle nostre proposte.
La Calabria e il Crotonese hanno bisogno di una svolta. Nella nostra provincia un giovane su due è disoccupato, il tessuto economico e sociale è inesistente, siamo la zona più povera d'Italia e tra le ultime in Europa, abbiamo un reddito pro capite da Terzo Mondo, l'Aereoporto chiuso, linee ferroviarie inesistenti, il porto che viene "visitato" solo dal mare, un turismo spontaneo e selvaggio, la zona industriale ancora da bonificare che continua ad inquinare il territorio, i fondi europei che vengono gestiti in buona parte per soddisfare le clientele elettorali che ad ogni tornata portano il loro pacchetto di voti, l'ospedale che funziona sempre peggio e l'elenco potrebbe continuare...
In questo contesto nei partiti non si discute più, le ultime proposte per il rilancio di questa meravigliosa terra le hanno fatte i sindacati che oltre a gestire le numerose crisi aziendali e ad assistere migliaia di precari suppliscono i partiti e svolgono le loro funzioni; persino la confcommercio quest'estate aveva redatto delle proposte e affisso manifesti per i negozi della città in cui si evidenziavano tra le tante cose l'assenza della politica.
Le forze, le energie e le opportunità ci sono per rilanciare il Crotonese questo però sarà possibile solo quando i partiti torneranno a fare politica, a discutere e a proporre.
Confrontiamoci con il mondo che ci circonda, organizziamo incontri tematici e su ogni singolo problema chiamiamo a raccolta i cittadini e sentiamo cosa hanno da dirci. Possibile che in questa nostra terra bagnata da un mare che tutti ci invidiano non si riesca a sviluppare un sistema turistico moderno ed efficiente? Ma attenzione il turismo non è portare Rtl (come ha fatto qualche politico "illuminato" a Reggio Calabria a spese del Comune) o il cantante o comico di turno pagato con i soldi di tutti. Turismo vuol dire organizzazione dei sistemi recettivi, organizzazione e riqualificazione delle infrastrutture, vuol dire conciliare il divertimento con l’arte,i sapori e i saperi Possibile che da questa terra si può partire (e si può arrivare) solo con l'autobus? Perché i cittadini crotonesi non possono godere di offerte o di occasioni da parte di compagnie aeree o Trenitalia? Possibile che questa terra riscaldata 365 giorni l'anno dal sole deve continuare ad importare energie?  

Le pale eoliche da sole non bastano, i pannelli devono coprire non solo spazi pubblici ma anche i tetti delle case in modo che i cittadini producano, consumino e vendano energia, questo può essere un primo passo verso la transizione ecologica e la riqualificazione urbana. Perché non istituire proprio a Crotone una scuola specializzata in energie rinnovabile ed incentivare le imprese ad investire e innovare nel campo, in modo da creare a Crotone stesso una fabbrica che produca pannelli o altro.
E’ necessario ed urgente che il partito democratico torni a fare politica vera, aprendosi al confronto con la gente per intercettare i suoi bisogni e farsi promotore di idee di sviluppo del territorio.

Oreste Sabatino                                                                                                                 

Vicesegretario Gd Crotone