giovedì 30 maggio 2013

Nota Gd Crotone sulle coppie di fatto.

Desta sconcerto in taluno dei nostri concittadini la notizia della possibile istituzione del registro delle coppie di fatto da parte del Comune di Crotone.

A destare sconcerto dovrebbe essere l'idea che la convivente dell'operaio o quella del militare andato a combattere in Afghanistan, rimasti uccisi sul luogo di lavoro - cantiere o zona di guerra che sia -, possano essere sfrattate dalla casa comune e possano vedersi negata la pensione di reversibilità. Cosa che, peraltro, potrebbe egualmente accadere al convivente della giovane imprenditrice o a quello dell'ambiziosa parlamentare, che pur di solito si muovono in luoghi di lavoro meno rischiosi. Dovrebbe destare sconcerto il fatto che alle une come agli altri, come anche all'anziano compagno di una vita, possa esser negato il diritto di assistere il proprio caro in ospedale, solo perché non si è contratto vincolo matrimoniale. Dovrebbe destare sconcerto il fatto che due ragazzi che convivono e fanno figli senza sposarsi, a Crotone scatenano ancora, da parte di alcuni, mormorii che più che di attaccamento ai valori della Costituzione, della Famiglia e della Religione, sanno di pregiudizio, bigottismo e fanatismo.
Analogamente dovrebbe destare sconcerto il fatto che a Crotone parlare di registro delle coppie di fatto desta ancora scalpore, polemica ed indignazione. Questo mentre già più di cento comuni in Italia hanno istituito il registro delle coppie di fatto. E mentre in molti Paesi in Europa e nel mondo si discute di unioni civili, di adozioni da parte di coppie di fatto e di matrimoni ed adozioni tra persone dello stesso sesso. E mentre in molti altri ancora questi istituti sono già realtà: in Francia patti civili di solidarietà tra coppie eterosessuali ed omosessuali, matrimonio ed adozione da parte di coppie dello stesso sesso; nello Stato di New York, unioni civili e riconoscimento del matrimonio tra coppie eterosessuali ed omosessuali; in Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi, Norvegia, Danimarca, Canada, Washington, unioni civili tra coppie eterosessuali ed omosessuali e matrimonio da parte di coppie dello stesso sesso; nel Regno Unito unioni di fatto ed un disegno di legge, attualmente in discussione, che ha ad oggetto l'estensione alle coppie omosessuali dell'istituto del matrimonio con tutti i suoi effetti; in Austria, Germania, Grecia e Finlandia, unioni civili. E la lista è ancora lunga.
Ancora, analizzando la questione in una prospettiva più ampia e scandagliando più a fondo le probabili paure dei nostri concittadini sconcertati, a destare sconcerto dovrebbero invece essere le notizie delle continue aggressioni omofobe in pieno centro a Roma, quella del sedicenne gay di origini rumene che pochi giorni fa ha tentato il suicidio perché non reggeva più le pressioni del padre e la derisione dei compagni e quella del quindicenne che nel novembre scorso ha invece trovato nel suicidio la via di fuga dalle beffe e dall'irrisione su Facebook da parte dei propri coetanei o ancora quella del ragazzo russo seviziato ed ucciso dagli amici per aver confessato la propria omosessualità. Dovrebbe destare sconcerto il fatto che il dichiararsi omosessuale sia ancora interpretato come una confessione, egualmente a quella che fa un fedele inosservante chiedendo perdono dei propri peccati o un criminale riconoscendo i propri delitti. 
Eppure di fronte a tutte queste evidenze, qualcuno, sconcertato, ma agguerrito, si scaglia con veemenza contro la proposta di istituire il registro delle coppie di fatto, ostentando l'intento di salvaguardare i valori della Costituzione, della Famiglia e della Religione. Forse che tali valori non si attuino anche nella tutela di chi costruisce anni di vita insieme e nella protezione di chi manifesta il proprio modo di essere, di amare e di vivere.
Probabilmente questo aspetto sarà sfuggito ai nostri concittadini sconcertati che invece definiscono il registro delle coppie di fatto come uno strumento inutile perché privo di efficacia giuridica, oltre che non necessario e superfluo a fronte delle vere urgenze della città e dei diritti già riconosciuti alle coppie di fatto dal nostro ordinamento. Salvo poi specificare che sarebbe anche dannoso ed ingiusto perché sottrarrebbe risorse e diritti alle famiglie fondate sul matrimonio le quali, in virtù del loro fondamento giuridico, sarebbero vere famiglie ed in quanto tali, le uniche in cui si manifestino l'impegno e la responsabilità di un individuo verso l'altro e di entrambi verso la società e lo Stato. Il registro sarebbe, in tal senso, anche pericoloso in quanto idoneo ad attenuare il senso di responsabilità e la coesione sociale. Si presterebbe, infine, ad essere strumento utile per gli approfittatori che volessero costituire delle unioni di comodo.
Egualmente sarà sfuggito loro che l'utilità giuridica di un registro anagrafico delle unioni civili è rinvenibile in primo luogo nel fatto che la registrazione della convivenza permetterebbe alle coppie iscritte nel registro di accedere ai diritti ed ai benefici concessi alle famiglie nei provvedimenti emanati da parte del Comune. Inoltre darebbe la possibilità di individuare e provare in concreto il momento iniziale della convivenza, al pari di quanto avviene nel rapporto di coniugio con l'atto matrimoniale. Ciò consentirebbe di provare l'esistenza della famiglia di fatto, permettendo l'applicazione di alcuni diritti – che come sottolineano i nostri concittadini sconcertati – il legislatore e la giurisprudenza hanno già esteso alle coppie conviventi. La registrazione garantirebbe una maggiore certezza giuridica e dunque, se adeguatamente disciplinata ed organizzata, ostacolerebbe, piuttosto che agevolare, l’utilizzo improprio degli strumenti anagrafici.
L'affermazione che il registro sia superfluo perché le coppie di fatto godono già della maggior parte dei diritti riconosciuti alle coppie coniugate, è facilmente confutabile se si pensa che l'iscrizione al registro attribuirebbe alle coppie di fatto gli stessi diritti e benefici riconosciuti dal Comune alle coppie coniugate, ad esempio in materia di iscrizione dei bambini a scuola o negli asili nido o di accesso alle graduatorie per ottenere la casa popolare o altri sussidi o, come detto, di possibilità di assistenza in caso di ricovero ospedaliero. L'estensione di questi diritti a due persone conviventi, peraltro, nulla sottrarrebbe alle coppie coniugate, posto che egualmente tale estensione si avrebbe nel caso i medesimi due individui decidessero di contrarre matrimonio. Le coppie iscritte al registro non sarebbero in alcun modo equiparate a quelle coniugate e prerogativa esclusiva di queste ultime rimarrebbero tra l'altro, importantissimi diritti, quali quelli successori.
Né si può affermare che la volontà di non ricorrere al vincolo matrimoniale sia dettata necessariamente dalla volontà di non assumere impegni. In tal senso, basti pensare all'ipotesi di due giovani che, in attesa di avere i mezzi economici per sposarsi, decidano comunque di condividere totalmente le esperienze quotidiane e di iniziare a costruire un progetto comune; a quella della coppia omosessuale o della coppia di separandi alle quali non è riconosciuto il diritto di contrarre matrimonio; ancora a quella di due anziani rimasti soli che decidano di condividere le difficoltà giornaliere prestandosi reciproca assistenza morale e materiale. Ci sembra che in tutte queste ipotesi, due persone si impegnino l’una verso l’altra al pari di quanto avviene nel rapporto matrimoniale, anzi forse assumendo una responsabilità ancora maggiore di quanto avvenga in un matrimonio, se si tiene conto proprio della mancanza di tutele giuridiche.
A tutte queste persone – oltre che a quelle che più semplicemente hanno liberamente scelto come vivere il proprio rapporto di coppia, ma non per questo devono necessariamente essere penalizzate –, i nostri concittadini sconcertati dovrebbero forse illustrare in modo più persuasivo i motivi per i quali il registro delle coppie di fatto sarebbe inutile, superfluo, non necessario, dannoso, ingiusto e pericoloso.
Non è poi assolutamente vero che a ciascuna di queste persone non sia imposto alcun dovere o che il registro potrebbe essere facilmente utilizzato come strumento di comodo da parte di approfittatori. Innanzitutto perché non basterebbe affermare di essere coppia di fatto per ottenere la registrazione, ma servirebbe anche dare prova dell'effettività e della stabilità del rapporto e del requisito della maggiore età. Inoltre per il fatto che anche nei confronti delle coppie di fatto rimangono ferme alcune regole quali gli obblighi nei confronti dell'eventuale prole, la normativa in materia di maltrattamenti in famiglia, la disciplina in materia di iscrizione nello stesso stato di famiglia (ad esempio la fissazione della residenza nel Comune) e la necessaria mancanza tra gli interessati di legami di coniugio, parentela, affinità, adozione, tutela o appartenenza ad altra forma di Unione Civile, comunque riconosciuta.
A fondamento delle loro ragioni, i nostri concittadini sconcertati, pongono come argomento di chiusura, l'articolo 29 della Costituzione - che, come tutti sappiamo, fu oggetto di un acceso dibattito tra la componente cattolica e quella laica all'interno dell'Assemblea Costituente - il quale prevede che "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio". Al di fuori del matrimonio non esisterebbe, dunque, famiglia.
I nostri concittadini omettono però di citare gli articoli 2 e 3 della nostra Carta Costituzionale, che rispettivamente sanciscono che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale" e che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

La famiglia di fatto, intesa come stabile comunanza di vita e di interessi e reciproca assistenza materiale e morale, è sicuramente un nucleo sociale primario in cui si afferma la personalità di un individuo e come tale va tutelata. Perché famiglia non significa solo vincolo coniugale, ma anche e soprattutto assetto stabile di affetti ed anzi é il legame affettivo, prima che quello giuridico che sta alla base della famiglia quale formazione sociale. Inoltre, la tutela della famiglia di fatto non toglierebbe nulla alla famiglia fondata sul matrimonio perché, come detto, esclusivamente a quest'ultima continuerebbero ad essere riconosciuti alcuni importanti diritti.

D'altra parte, la stessa Corte Costituzionale ha affermato che alla famiglia di fatto, in base all'articolo 2 della Costituzione, va riconosciuta rilevanza e quindi protezione giuridica. Il diverso fondamento costituzionale della famiglia di fatto, rispetto a quello della famiglia fondata sul matrimonio, giustifica un diverso trattamento giuridico che sicuramente non verrebbe meno con apprestando tutela giuridica alle coppie conviventi e tantomeno istituendo un registro delle coppie di fatto nel Comune di Crotone.

Si tenga poi conto che al fondamento delle norme costituzionali, alle spinte della giurisprudenza nazionale e comunitaria che sottolineano la necessità di regolamentare le situazioni di convivenza e delle diverse proposte legislative volte ad introdurre nel nostro ordinamento una disciplina organica delle coppie di fatto, si aggiungono numerose Risoluzioni del Parlamento Europeo orientate in tal senso.

Noi crediamo, inoltre, che l’utilità, anzi la necessità, non solo giuridica, ma anche sociale, di un siffatto strumento, sia rinvenibile al fine di superare situazioni di discriminazione e favorire l’integrazione delle coppie di fatto. Il perseguimento di tale scopo, ci sembra, dovrebbe prescindere ed anzi essere avallato, indipendentemente da qualsiasi appartenenza ideologica o fede religiosa. Se si considera la questione sotto questo profilo, appare inoltre decisamente poco persuasiva, l’argomentazione in base alla quale il registro di fatto sarebbe pericoloso in quanto minerebbe la stabilità ed il senso di responsabilità nei rapporti sociali e conseguentemente la coesione sociale del nostro popolo. Siamo intimamente e fortemente convinti che tali valori si attuino promuovendo strumenti che garantiscano l’uguaglianza di tutti gli individui e incoraggino la solidarietà sociale.

L'esigenza sociale si avverte, il fondamento giuridico esiste, alla buona volontà degli Amministratori locali si accompagna - cosa, ahinoi, rara - una certa ampiezza di vedute: non ci sono ostacoli, se non di carattere ideologico, per negare un gesto di solidarietà oltre che di civiltà. Proviamo, per una volta, a compiere con convinzione un atto di emancipazione. E se qualcuno dovesse scendere in piazza contro l'istituzione del registro delle coppie di fatto, sventolando le bandiere della Costituzione e della Famiglia ed eventualmente quelle dell’adesione ad una fede religiosa, scendiamo in piazza a rivendicarle – semmai per condividerle – chiarendo che questi sono valori che, appartenendo a tutti noi e non solo ai giuristi cattolici, non si difendono con le armi dei crociati, bensì con quelle delle solidarietà civile e dell'uguaglianza giuridica.

 

Giovani Democratici Crotone

sabato 25 maggio 2013

Cambiare lo Statuto, per cambiare il Pd. Riflessioni sul congresso.


Nel 2007 a Firenze, durante l'ultimo congresso dei Ds, Anna Finocchiaro nel suo intervento disse: "noi, non siamo qui perché ce lo impone la storia, noi siamo qui per fare la storia". Era l'ultimo congresso dei Ds, l'atto fondativo del Pd, stava per nascere la casa dei riformisti italiani, che sotto il ramoscello d'Ulivo teneva insieme le due anime che per 60 anni si erano scontrate e confrontate, l'ala cattolica e l'ala comunista. Sono passati quasi 6 anni dalla sua nascita e il Pd al suo primo(vero) banco di prova, le elezioni politiche del 2013, ha mancato l'obiettivo: la vittoria.                                    


Dopo l'incapacità del gruppo dirigente di eleggere un nuovo Capo dello Stato, la rielezione di Napolitano ha aperto la strada al governissimo con il Pdl e Berlusconi. Il partito, la base, i dirigenti locali hanno digerito male il boccone amaro somministratogli dal partito nazionale. Hanno perciò occupato le sedi da Sud a Nord, passando per il Centro, ed hanno dato vita al movimento "OccupyPd". L' assemblea di sabato 11 maggio, ha ratificato le dimissioni di Bersani ed ha eletto segretario fino al congresso l'ex leader della Cgil Guglielmo Epifani, che avrà il compito e l'onere di portare il partito al congresso.

Occorre ripartire, occorre ripartire dal partito, dalla sua forma e dai suoi valori, piangerci addosso non serve, ormai Napolitano è stato rieletto ed il governo col Pdl è stato fatto. Questa situazione così travagliata può rappresentare un'opportunità per tutti per rilanciare un soggetto diverso e superare le contraddizioni del passato, lo dobbiamo all'Italia, ai nostri elettori (delusi), ai nostri tesserati, al popolo delle primarie, ai nostri amministratori, ai nostri dirigenti, ai nostri volontari.

Cambiare lo Statuto per cambiare il Pd:
- (Ri) Costruire non un partito, ma il partito. Un partito di sinistra, laico, plurale, europeista e popolare che difende tutti i giorni la Carta Costituzionale;
- Entrare nel Pse, favorendo così l'europeizzazione del sistema politico italiano. La nostra casa è il socialismo europeo, la nostra stella polare:l'Europa;
- Scorporare Premiership e Leadership, fare le primarie delle idee, fare un congresso sulle idee, con tesi o/e mozioni che dovranno portare ad un confronto tra tutti i candidati su tutto il territorio nazionale, 110 incontri, uno in ogni provincia;
- Disciplina e formazione di partito, la classe dirigente di domani dovrà rispondere al partito e non ai capi corrente, plurali si, anarchici no. La classe dirigente di domani dovrà essere preparata ad affrontare la più grande sfida: quella di governo;
- Rafforzare l'organizzazione giovanile, rilanciandola, da quest'ultima devono(dovranno) uscire i candidati, gli amministratori di domani e non dai salotti tv o dal Grande Fratello;
- Autonomia e territorio, ripartire dal basso, confrontandosi con la base su temi e proposte nazionali e locali, un partito del territorio che fa da spalla ad amministratori impegnati nella gestione della cosa pubblica.

Rilanciare il Pd, per cambiare l'Italia. Il Pd è nato per fare la storia.

Oreste Sabatino
Vicesegretario Gd Crotone

martedì 14 maggio 2013

Ripartono i voli al Sant’Anna. Sarebbe il caso di cogliere al volo altre opportunità.

Risale a pochi anni fa la querelle circa i meriti della riapertura dello scalo crotonese, che taluni soggetti politici locali si attribuiscono come un personalissimo successo istituzionale. Ma dietro il risultato c’è sempre il duro lavoro di chi dedica la propria vita ad un sogno o ad un altro, senza arrendersi mai al fallimento, spesso senza aver adeguatamente riconosciuti i propri meriti.
In queste occasioni occorre fare una scelta: o Crotone riconosce merito ai suoi figli più illustri oppure non le resta che adeguarsi alla mediocrità morale e materiale che ormai da tempo la connota.
Questa è solo una breve introduzione, sulla quale non tergiverseremo oltre: il “ Premio Pitagora”, i Giardini di Pitagora, il Museo di Pitagora, il Liceo Pitagora, Piazza Pitagora… forse sarebbe il caso di avere maggiore fantasia nelle pubbliche intitolazioni, in particolare nel caso in cui queste siano richieste dall’onor di patria e da gran parte della popolazione.
E allora intitoliamo subito a Romeo Fauci questo aeroporto, senza smarrirci in lungaggini burocratiche e politiche perché questa Città ed i suoi abitanti di offese ne hanno già subite troppe.
C’è una via cittadina in cui tanti giovani crotonesi si sono culturalmente e politicamente formati, storicamente il ritrovo dei ragazzi, se non tutti di sinistra, di certo tutti antifascisti, che ha subito l’onta di essere dedicata ad un militante del Fronte della Gioventù, un fascista dichiarato, una povera vittima degli anni di piombo, attorno alla cui memoria tutti ci stringiamo, ma nei cui confronti poteva essere riservato un trattamento più dignitoso e non solo un’offesa a chi è ancora memore della sofferenza e della vigliaccheria del fascismo. Vi è chi, in quella strada che era ed è tutt’ora soprannominata “Las Vegas”, proprio a pochi passi da Piazza della Resistenza, non è più voluto tornare, per vergogna e non per odio. Sarebbe come intitolare la sede del PDL a Karl Marx. Oppure seppellire Enrico Berlinguer a Predappio. O anche, ancora peggio, vedere un Ministro della Giustizia manifestare contro la Magistratura!
Rino Gaetano ha dovuto aspettare oltre 30 anni per vedere riconosciuta la gratitudine, peraltro da sempre indiscussa, dei suoi concittadini. Il Comandante Partigiano Giulio Nicoletta, a cui Crotone ha dato i natali, aspetta invano di essere riconosciuto un eroe calabrese e che la punta di quella spada sulla collina sia pitturata del rosso di quel sangue di cui si è macchiata.
Adesso che gli aerei volano, non tagliateci le ali.

Giovani Democratici Crotone