venerdì 2 settembre 2011

Abolire le Provincie o ripensare al ruolo dell'ente intermedio?

L’Ente Provincia, soprattutto nell’ultimo decennio, ha visto crescere significativamente le proprie competenze. Il progressivo affermarsi del principio di sussidiarietà ha, infatti, valorizzato quelle istituzioni più vicine al cittadino, non solo per l’erogazione diretta di servizi, ma anche per la definizione delle politiche strategiche finalizzate allo sviluppo del territorio locale, della sua comunità e del benessere collettivo. Ciò trova corrispondenza non solo nell’ampliamento dei compiti amministrativi di tipo gestionale, ma anche nell’attribuzione di importanti funzioni di programmazione e coordinamento che la Provincia svolge nei confronti dei Comuni del suo territorio. Ad essa sono affidate funzioni amministrative di interesse provinciale, relative a vaste aree intercomunali o all’intero territorio provinciale, che spaziano dai settori dell’ambiente, territorio ed infrastrutture al settore dei servizi alla persona ed alla comunità. La Provincia, inoltre, concorre alla formazione di programmi regionali nei settori dell’economia, dell’ambiente e del territorio, raccogliendo e coordinando le proposte dei Comuni finalizzate alla programmazione regionale. Dunque, con l’attuazione del regionalismo e soprattutto con le riforme che si sono susseguite dopo quella fase, le Province, hanno vissuto una nuova centralità che ha contribuito ad allargare di numero e di qualità le funzioni che esercitava. Si è assistito ad un mutamento sostanziale delle funzioni provinciali che ha condotto a considerare la Provincia non più come Ente di decentramento burocratico statale, nel cui ambito erano dislocati gli apparati amministrativi dello Stato centrale, ma come soggetto deputato al governo del territorio. Tuttavia, il dibattito sulla soppressione delle Province prosegue da decenni, per lo più evidenziando come queste siano inutili poiché le stesse funzioni possono essere svolte da altri Enti già esistenti senza alcuna necessità degli attuali costosi organi elettivi provinciali. I sostenitori dell’abolizione delle Province trovano facile argomentazione nel fatto che queste, in realtà, dovevano essere soppresse con l’istituzione delle Regioni che, di fatto, andavano a coprire le funzioni provinciali. Volendo schematizzare le ragioni che stanno alla base dell’abolizione delle Province si può dire che esse siano due. Da una parte, si sostiene che esse siano Enti dannosi per i costi necessari al mantenimento della struttura; dall’altro i costi indiretti provocati da una pluralità di passaggi burocratici. Nonostante l’intenso dibattito, le Provincie, in questi ultimi anni, sono cresciute di numero. Si tratta di un quadro complesso come si evince anche dall’attuale dibattito parlamentare all’interno del quale, sotto l’oda emozionale della crisi economica, si discute dell’abolizione delle Province. La questione della soppressione delle Province non può essere affrontata solamente in termini di costi.Se il problema è un problema di costi e di razionalizzazione delle funzioni, non occorre certamente un intervento del legislatore costituzionale che abolisca le Province, ma è necessario che una legge ordinaria faccia chiarezza sulla distribuzione dei compiti e sulla definizione dei ruoli, eliminando le sovrapposizioni che creano dannose inefficienze. Il problema non è tanto la soppressione quanto la valorizzazione e il ridimensionamento della Provincia. Oggi va ribadito non solo il legame storico che lega il Capoluogo della Provincia con il territorio circostante, ma anche il fatto che, nel nuovo sistema istituzionale ed amministrativo previsto dalla Costituzione, la Provincia rappresenta l’istituzione territoriale indispensabile per gestire le funzioni di area vasta, spesso accentrate a livello regionale o talora nell’amministrazione periferica dello Stato. Se si vuole realizzare il tanto paventato decentramento del sistema amministrativo, è indispensabile investire molto sul ruolo della Provincia, che negli ultimi decenni è stata rafforzata da una serie di riforme. In queste ultime è stato riconosciuto alla Provincia un ruolo di primo piano, ad esempio, nel governo del territorio, nella tutela ambientale, nei trasporti locali e nella formazione professionale. La nuova fisionomia della Provincia, come Ente di governo di area vasta, porta ad una semplificazione del sistema istituzionale ed amministrativo eliminando Enti dipendenti o strumentali delle Regioni che agiscono nei campi di competenza provinciale. Attualmente alcuni fenomeni regolativi ed organizzativi richiedono interventi di governo di livello sovracomunale, come nel caso della gestione integrata dei rifiuti, della tutela ambientale e del paesaggio, delle infrastrutture viarie e dell’edilizia scolastica. In ultima analisi si può affermare che nonostante nel dibattito politico-istituzionale del Paese sia sempre presente la questione della soppressione delle Province, oggigiorno, emerge l’utilità che a svolgere funzioni amministrative e servizi di “rete” sia un ente intermedio il quale governa un’area vasta che non può essere sostituito né dalla miriade di Comuni, piccoli o piccolissimi, né dalle Regioni, pena il ritorno ad un nuovo centralismo. In un territorio, come ad esempio quello del crotonese, caratterizzato da aree marginali e periferiche, c’è bisogno di un livello istituzionale come la Provincia.

Giovanni Ettore Sipoli
Esecutivo Regionale GD Calabria

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