venerdì 2 dicembre 2011

ARRESTI ECCELLENTI, SIPOLI (GD): IL FRESCO PROFUMO DELLA LIBERTA'

In questi giorni leggendo i giornali lo sgomento è forte. Non siamo preoccupati dalla crisi economica, del Governo Monti. Non siamo amareggiati dalle discussioni sterili dei parlamentari che in questi giorni difficili invece di discutere del bene comune si preoccupano delle “loro” pensioni dorate. Siamo preoccupati perché oggi è messo in discussione quello che è il diritto alla legalità. Alta è l’incredulità dei calabresi che su tutti gli organi di stampa nazionali hanno appreso di alcuni arresti a seguito di un’operazione contro la criminalità organizzata. Questa volta però non si tratta della solita operazione antimafia, alla quale siamo amaramente abituati. Questa volta si tratta di un intervento che vede coinvolti esponenti eccellenti e personaggi di spicco della Calabria che conta. Un magistrato, un consigliere regionale, un avvocato, un medico e un maresciallo della Guardia di Finanza sono stati tratti in arresto per ordine della Procura della Repubblica di Milano. Indubbiamente il garantismo ed il rispetto della Costituzione portano a ritenere chiunque innocente fino al terzo grado di giudizio tuttavia, il dato che preme segnalare è un altro. Il colpo inferto alla ‘ndrangheta questa volta lascerà strascichi pesanti all’interno del tessuto sociale calabrese. Questo episodio, infatti, ha creato un senso di smarrimento e di sfiducia, non solo intorno alle Istituzioni, ma anche agli stessi apparati dello Stato. La domanda che molti si pongono è come sia possibile avere fiducia dello Stato e di coloro che, impersonificandolo, dovrebbero difendere i cittadini e sostenerli in una lotta senza quartiere. Com’è possibile “denunciare”? Come si può essere sicuri che “dall’altra parte” non vi sia qualcuno connivente con gli ambienti criminali? Come si può condurre un’aggressione efficace ai patrimoni economici delle cosche, se non c’è la sicurezza che gli strumenti legislativi vengano utilizzati dagli apparati statali in modo “convinto”? La Procura di Milano ha scoperchiato il vaso di Pandora mettendo nero su bianco una realtà che ormai è evidente. Nella nostra terra vi sono interi settori grigi dove si aggirano personaggi oscuri. Questa volta la ‘ndrangheta non spara, non colpisce attività economiche, non chiede il pizzo. Questa volta quello che emerge è un dato ancora più inquietante ed è il fatto che si è scoperto un intero apparato parallelo e trasversale allo Stato che agisce in nome e per conto delle famiglie che “comandano”. Il salto di qualità è evidente tuttavia, non deve scoraggiare chi quotidianamente è in campo. Chi combatte il malaffare e chi combatte il “puzzo del compromesso morale”. Il plauso, oltre a chi ha condotto una così importante operazione, va a coloro che si impegnano quotidianamente in nome della legalità. La gratitudine va a coloro che sostengono i cittadini e li difendono contro la sopraffazione di chi si candida a governare nel nome del malaffare la nostra terra. È in momenti come questi che torna d’attualità la lezione di un uomo nobile, un eroe dei nostri tempi, ma non certo un Don Chisciotte, visto che ha lasciato alle giovani generazioni una grande eredità ed un grande esempio. Paolo Borsellino durante un discorso ai cittadini siciliani affermava che: “la lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. Oggi in Calabria c’è sgomento, ma già giungono a noi ventate di fresco profumo di libertà.


GiovanniEttore Sipoli

Responsabile Legalità GD Calabria

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